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Un atroce incubo realmente accaduto: Diaz. Don’t clean up this blood, la recensione

Genova. 21 luglio 2001. Il G8 è oramai agli sgoccioli. A causa della mancanza di treni per deflusso molti saranno costretti a rimanere in città durante la notte per partire la mattina successiva:  il Genoa Social Forum fa il possibile per risolvere la mancanza di posti letto, mettendo a disposizione anche il proprio centro di coordinamento, ovvero la oggi tristemente famosa scuola Diaz.

A mezzanotte avrà inizio un vero e proprio incubo: 93 persone saranno pestate e malmenate durante la ricerca di black bloc da alcuni reparti della digos: 61 feriti portati in ospedale, dei quali 3 in prognosi riservata e uno in coma. Per alcuni l’incubo non finirà che giorni dopo perché sarà trasportato nella caserma di Bolzaneto dove sarà sottoposto da poliziotti, medici e infermieri a torture e umiliazioni paragonabili a quelle avvenute nel corso della seconda guerra mondiale.

Il regista Daniele Vicari, non aiutato né da Rai né da Medusa che si rifiutarono di finanziare il progetto, mette in scena un abile ricostruzione corale degli atroci avvenimenti della Diaz e di Bolzaneto e ha l’accortezza di mettere lo spettatore nella condizione emotiva dei “prigionieri” che quella notte subirono di tutto: una violenza mostrata con l’obiettivo scuotere il solitamente passivo e assopito pubblico e di provocare  in esso lacrime, rabbia, e disgusto.

Peccato che qui in Italia il reato di tortura non è previsto dal codice penale e che forse i reati commessi dai 28 poliziotti accusati (tutt’oggi ancora in servizio) cadranno forse in prescrizione per questo motivo senza alcuna condanna effettiva.

L’unica pecca di questa pellicola assolutamente da vedere è che non indaga abbastanza l’insoddisfazione pregressa che provoca l’aggressività dei poliziotti, questione invece trattata discretamente dal film Acab (qui la recensione). Del resto la polizia non è altro che il braccio armato del potere:  questa aggressività accumulata dai suoi membri a causa di insoddisfazioni personali e dall’odio altrui (volutamente incanalato verso di essa dal potere stesso) da qualche parte dovrà purtroppo rifluire e aver sfogo, dove e quando gli sarà permesso ovviamente.

A discapito di questo non approfondito lato della faccenda da parte di Diaz, che ha vinto il premio del pubblico al Festival di Berlino di quest’anno e che vanta la presenza anche di Elio Germano e Renato Scarpa, si può dire che c’era già molta carne al fuoco e di quella molto difficile da trattare e che la pellicola si basa su testimonianze volontarie, oltre che processuali, di parenti degli attivisti e di poliziotti e diciamo che questi ultimi non si sono mostrati, se non per qualche eccezione, particolarmente collaborativi nei confronti dei realizzatori del film…

16 commenti su “Un atroce incubo realmente accaduto: Diaz. Don’t clean up this blood, la recensione

  1. Tematica molto interessante… davvero…

    • Più che una tematica, è una tragedia… Vivi davvero un incubo durante il film, quello che hanno vissuto loro, ma sono cose che vanno sapute, che stanno indirettamente sulla coscienza di tutti!

      • Molto spesso non si sa abbastanza… o si hanno informazioni fuorvianti che non aiutano a comprendere la verità

      • Sì, infatti. Pensa che a Berlino in sala gli stranieri a fine proiezione si sono alzati dicendo “Queste cose si sapevano già”… Invece da noi… ehm ehm! Tutto deviato come gli pare: che poi la maniera in cui si delineano mostruosamente i cosiddetti “nemici dello stato” è la stessa molla che permette lo scatto della violenza totale su alcune categorie, considerate non umani, da parte della polizia e delle altre armi

      • Concordo pienamente, l’informazione in Italia è sicuramente una mistificazione, più che ricerca e trasmissione del vero. Il problema è che ci siamo abituati, e non reagiamo. Ora per di più sembra che approveranno anche la legge-bavaglio per i blog… mah…

  2. Non dobbiamo dimenticare. Giustizia non è fatta.

  3. E’ da tanto che mi documento su quello che è successo alla Diaz e sono contenta che qualcuno ne abbia fatto una trasposizione cinematografica: non dobbiamo dimenticare.
    Dalla tua recensione sembra anche un’opera valida, al di là del tema interessante… devo assolutamente vedere questo film!

    • Sì, è un’opera molto intelligente. C’è anche un’inquadratura molto particolare che ritorna: quella di una bottiglia ripresa al ralenti che è lanciata contro una volante della polizia durante il pomeriggio, che darà pretesto e diritto legislativo di poter fare quello che è successo dopo…

  4. Amo la città di Genova e pensarla devastata durante quei lunghi giorni di fine luglio mi mette tristezza e un senso di angoscia.

    • Io non ci sono mai stata. Nel film Genova è quasi totalmente ricostruita con gli effetti speciali ma la cosa non si nota per nulla. Purtroppo il malcontento riesce da qualche parte e a volte si trasforma in aggressività… contro persone, oggetti, simboli

  5. Non credo che avrò il coraggio di guardare questo film, perché la violenza mi blocca anche quando è ricostruita. Per reagire con lacrime e rabbia mi era bastato, in quei giorni, l’immagine di una ragazza seduta, anzi “accucciata” su un marciapiedi e un poliziotto in assetto anti sommossa che passandole accanto le dà un paio di manganellate in testa, così, tanto per gradire. Mi chiedo sempre più spesso: ma che paese siamo?

    • Siamo in un paese decisamente pessimo. A volte sembra quasi che la democrazia stia più a garante del libero fascismo su corpi e menti che a garanzia del benessere del singolo! Se sai già i fatti come sono stati, non è indispensabile che tu lo veda ora… Comunque per molti è stata una rivelazione questo film: un po’ anche per me, lo devo confessare, soprattutto per i fatti di Bolzaneto che ricordano il peggior nazismo. Ok che il potere ti protegge dalla violenza, ma chi ti protegge dalla violenza del potere? Io poi sono fermamente convinta che sotto questi fatti di violenza e tortura ci siano gravi problemi e scompensi nella sfera sessuale, ma tutti stanno zitti perché fa comodo gente stressata e caricata a molla e pronta a menare finché c’è il g8 o una manifestazione. Fanno un po’ meno comodo quando questi eventi non ci sono, ma poi si può sempre sommergere grazie all’informazione controllatissima che c’è nel nostro paese!

  6. Ho visto il film, l’ho trovato ben fatto ed utile. Però avvertivo che c’era qualcosa che mancava. Ho letto i libri che parlano di questa tragica vicenda e sentivo che c’era qualcosa di molto importante che veniva taciuto. Inoltre una persona che conosco era nella scuola quella notte. E’ stato il commento di Vittorio Agnoletto che mi ha fatto capire cosa non era espresso nel film:http://altracitta.org/2012/04/12/diaz-vittorio-agnoletto-un-film-furbo-e-senza-coraggio/.
    E’ un piacere poter parlare su questo blog.
    Dafne

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