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L’arbero de ‘a vita: Malick visto da Mario Brega

Ecco a voi una nuova rubrica: che cosa direbbe Mario Brega se avesse potuto vedere alcuni film… In questa puntata lo troviamo alle prese con uno spettatore all’uscita del cinema successiva alla visione di Tree of life di Terrence Malick.

Mario Brega: En breve, bisogna da sapè du’ cose de’ a vita: ce sta a via de ‘a grazia, che po’ esse piuma, e quea strada zozza lurida, tipo a Salaria co’ le miniotte, che è a via de’ a natura, che nun po’ esse altro che fero!

Spettatore: Ehm ehm… Sì, già, è un film difficile, ma davvero meraviglioso. L’ho già visto una seconda volta per capirlo meglio.

M.B: Ma che te piasse n’accidente! Te sei ‘mpazzito?! Io già ar ventesimo minuto me stavo a abbioccà e te te’ o rivedi pure? Ma poi che ce stava da capì?

S: Be’… semplicemente tutto: sua madre, la Grazia, l’amore incondizionato, la fedeltà e suo fratello, la bontà, l’esempio, mite, gentile, e poi ancora quando sua madre dice ‘Io ti sarò fedele qualunque cosa accada’… Devi tornare all’inizio della pellicola, dove tutto si gioca nelle mille voci fuori campo dei primi venti minuti del film quando Sean Penn dice ‘Chi mi ha portato alla tua porta’? 

M.B: Ma porta chi ‘tte pare, va’!!! Tutta robba ariciclata, peggio de’ Porta Portese!

S: E’ un capolavoro, punto e basta. Malick in questo film prova a farci sentire quella vertigine, quella che a volte sente chi studia il cosmo e si rende conto degli innumerevoli fili che legano la più insignificante delle esistenze a quello che è avvenuto non pochi secoli fa, ma miliardi di anni fa. Non in un’altra nazione, ma a mille anni-luce da qui. Di tentativi come questo, Kubrick a parte, se ne sono visti pochi.

M.B: Mo t’a do io a vertiggine! Poi vedemio se glie viè ancora a voja de fa sti filme e a te d’annalli a vedè… C’ha li complessi co’ Stalli Cubbricche e quinni se dovemo sorbì pure le ‘mmaggini de scorta de Piero Angela, e pure quelle der fijo!!

S: Se lei considera il film come un prodotto, come fosse una cena o una giostra, allora le darei ragione. Ma visto che si tratta di arte, il discorso è molto diverso… Questo film è noioso com’è noiosa Echoes dei Pink Floyd. Ovvio che uno che è abituato a vedere la saga di Harry Potter o ascoltare Fabri Fibra trova queste opera d’arte.

M.B: Li mortacci tua e dell’opera d’arte!!! Ma fatte er film e guardatelo pe’ te, no? Aò! Ce sta pure Bomarzo, dalle parti mia trampò! Ce mancaveno solo a pantegana de trastevere e st’olive, che so’ greche!

S: Non è un film per il grande pubblico: solo pochi possono capirlo. E lei non capisce quanto questa opera d’arte totale sia permeata da un sentimento mistico sublime e unico. Lei è ignorante, è una bestia.

M.B: Si t’acchiappo de novo so’ cazzi tua!! Qua l’unica trattata bbestia è a pora natura. Pe’ fortuna ce sta quer gran’uomo de Màlicche che, ‘nvece de fa’ er prete, fa er reggista e l’omelia te ‘a fa tutta ‘ncorporata nel filme, e c’ha raggione pure lui: chi t’ascorta più a messa?

S: Ma non è un film soltanto su Dio. In fondo il messaggio del film è molto incentrato sull’uomo e sulla vita in genere, più che su Dio. La vita è l’impronta stessa di Dio (“Tu mi parlavi attraverso i fiori, le stelle…”). Un Dio che, anche se non parla, non interviene, non si mostra, è comunque palpabile nell’essenza stessa dell’ Essere, dell’esistere dell’uomo e dell’universo. Le tracce di questo Dio sono principalmente dentro noi stessi, nella nostra coscienza, ma anche negli altri. “FRATELLO, guidaci fino alla fine del tempo”.

M.B: Fratello ce’ chiami tu zio! A me sta famiglia qua me pare d’avella vista n’miardo de vorte. Er padre è ‘no stronzo a fin de bbene, a madre che pareva ‘na madonna e quinni se mette le parannanze azzure, e li fiji, che ereno tanti pischelletti che giraveno pe’ casa a rompe li cojoni, ‘nsomma come eravate te e come tutti l’amici tua…

S: Ma come si permette? In ogni caso bisogna ammettere che siamo dinnanzi a un meraviglioso montaggio e una musica semplicemente magnifica.

M.B:Ecco, a preposito: te ‘aricordi zi’ Gina de Gallipoli? Ce voleva ‘sta tarantella mpò rallentata de sottofonno, artrimenti capace che tutta ‘sta poesia te sfuggìva! Te possino ammazzatte!

S:  Non credo sia un caso che dopo la visione della fine del mondo (scientifica) Malick affreschi una visione davvero intensa di quello che potrebbe essere il Paradiso e la resurrezione, quando si ritrovano tutti i cari nell’amore pieno, nel perdono, nella gioia. Solo quella visione finale, in cui si può sperare, dà senso al dolore mostrato nel film, e porta a compimento la via prospettata dalla madre, quella della grazia.

M.B: A grazia ar massimo te ‘a faccio che nun te meno da subbito! A preposito der finale… Alla fine der monno nun ce stà manco ‘n dinosauro, n’ gatto, na pantegana… solo l’ommini n’ttutte e sarse. Su’qquesto, me spiace, nun sò popo d’accordo. Sennò che ch’avete fatto vedè a fà er dinosairo grosso e forte prima lo voleva acciaccà, poi nun l’acciaccava a quell’artro piccoletto e debbile, er tutto grazie ar mitico ‘ntervento de’ a grazia nella natura, che de base sarebbe n’emerita fija de na mign…? Ecchè li dinosaori e le pantegane so’ creature de dio de serie B? Cheppoi se sta natura senza iddio è na mezza chiavica co’ la rabbia, come dici te, come mai ‘nvece te piace tanto da riprenne l’arberi e er cielo?

S:

M.B: Guarda che a vita nasce dalla terra, lo sanno pure li bambini… Mobbasta parlo io, sennò so ccazzi tua… Mappòi che è ‘sta storia che Malicche non se fà vedè ‘ngiro e che, pe’ fa er misterioso ancora de ppiù, fà li firm ‘na vorta ogni quarant’anni?

Mica glieli fanno pagà l’etto come er preciutto dorce!!!

10 commenti su “L’arbero de ‘a vita: Malick visto da Mario Brega

  1. ah,mario senti un po’ tu e li amichi tua,che Malicche te deve di ‘na cosa bbona e bella:Perchè Io so Io e voi nun siete un cazzo!
    Firmato Terrenzio Malicche der Kansans citte ao!

  2. operazione divertente e ben fatta. per quanto, in questo tipo di cose, si legge spesso il tono della “schietta verità” da parte del mario brega, è un’autoimposta e artefatta ammirazione dalla parte dell’estimatore intellettualoide. in realtà credo si tratti di due posizioni altrettanto standardizzate e legittime, in questo caso io mi ritrovo nell’emozionata pseudopoetica del secondo, ma non è sempre così. ma per concludere in maniera coerente, devo dire che le immagini finali non credo mostrino la fine del mondo. penn non è morto e quel che vediamo è, manco a dirlo, “un sofferente percorso interiore”. io nel mio percorso interiore i dinosauri non ce li metterei.
    ciao.

    • Dovrebbe essere tutto un percorso interiore il film in teoria, non solo la fine, altrimenti le immagini eterogenee montate al suo interno non avrebbero proprio senso di esistere. Dico che se lui li ha inclusi nel discorso della grazia e nel suo percorso interiore del film, la coerenza mi dice che avrebbe dovuto starci nel finale, se non i dinosauri, almeno qualche elemento naturale non matrigno, ma materno e benigno, come piante, animali, etc
      Però si sa che in realtà la brutta bestia è l’antropocentrismo, non la natura senza dio…
      Del resto i rigurgitini di misticismo cosmico pagano-cristiano dell’autore dovevano pur sfociare da qualche parte e son sfociati qui…
      Comunque è apprezzabile il fatto di aver usato il termine pseudopoetica, che è decisamente appropriato…
      Grazie per il divertente!

  3. Purtroppo poco ricordo/conosco Mario Brega, altrimenti avrei apprezzato di più. Però, idea divertente. Anche se dubito che lo spettatore sarebbe riuscito ad andare avanti alla seconda battuta, snob come appare. 😀
    P.s. Echoes non può essere noiosa. A Tree of Life sì.

    • Io più che altro dubito che lo spettatore sarebbe riuscito ad andare avanti alla seconda battuta perché Mario Brega l’avrebbe già riempito di botte!! 😀
      Lo devi recuperare assolutamente, è una gravissima mancanza nel mondo del trash.
      ps. Su Echoes condivido pienamente e non solo su quello…

  4. sai che sei responsabile dell’ampliamento della lista di film da vedere?!

    Ps.: ci vediamo all’inferno perchè io in un paradiso senza gatti non posso stare 😀 xoxo Lux

    • Bellissima idea, meglio stare coi gatti all’inferno che in un paradiso/viaggio spirituale senza animali!
      No, no, ma questo lascia perdere… Non è indispensabile vedere questo film: i capolavori sono altri. Sul serio, un film sopravvalutatissimo. Il mio parere lo esprime Mario Brega in grassetto, anche se un po’ più coloristicamente di quanto farei io con la mia personalità 😀 Il parere dello spettatore serviva solo per far capire che conosco bene gli argomenti usati dai fanatici per sopravvalutare questo presuntuoso film.

  5. […] presuntuoso e sopravvalutato film che era Tree of Life di Malick (la conferma nella mia goliardica recensione di Tree of Life), che non vince nemmeno un premio […]

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