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L’industriale: il cinema di qualità made in Italy

Scena noir da L’industriale con Pierfrancesco Favino

Questa non è la storia di un industriale buono che cerca di salvare baracca e burattini ai tempi della crisi, come si potrebbe erroneamente pensare. E’ la storia di un uomo che rischia di perdere tutto quello che ha costruito. Negli ultimi giorni che lo separano dal momento in cui sarà dichiarato ufficialmente il fallimento della sua fabbrica, Nicola Ranieri (interpretato da un perfettamente in parte Pierfrancesco Favino) si ritrova a giocare il tutto per il tutto anche con la moglie Laura (una bravissima Carolina Crescentini). Un film molto attuale, e vero, sorprendente nei suoi sviluppi inaspettati.

La prima verità, anche se non è un segreto di fatima, è che le banche i prestiti li fanno solo a chi i soldi ce li ha già: anche se produce pannelli solari nobilissimi per il basso impatto ambientale, una fabbrica che negli ultimi anni ha prodotto di meno non ha diritto a nessun prestito, a meno che non si accettino condizioni tali che hanno tutte le caratteristiche dello strozzinaggio, se non peggio. L’alternativa: accettare l’odiosa e ricca suocera come garante del prestito (e quindi far dipendere dai suoi umori la vita della fabbrica) oppure mandare direttamente a casa 70 famiglie, anche quegli operai che lavorano da quarant’anni in ditta e che ormai sono come genitori, in mancanza del defunto padre che tutto quel microcosmo l’ha costruito. Ma Nicola non ci sta. Nicola non ci sta nemmeno che la moglie Laura si stia allontanando ogni giorno di più da lui e cerca una soluzione anche a questo, dapprima cercandola ripetutamente, infine, in mancanza di risposte e sempre più pieno di indizi e sospetti, ha inizio un pedinamento che farà prendere pieghe noir inaspettate.

Carolina Crescentini ne L’industriale

La pellicola, nonostante e anzi forse proprio perché diretta dall’ottantunenne Montaldo, non fa una piega: scrittura e regia mantengono uno stile impeccabile per tutta la vicenda, come impeccabile appare sempre l’alta borghesia. Intelligente il montaggio e molto fine il finale, in questo mondo di ricchi che vorrebbe essere patinato ma che più che altro risulta dei toni del grigio. La fotografia desaturata infatti avvolge Torino in una bruma ancora più grigia, che stacca benissimo con le architetture molto geometriche e le piazze della città, quasi come se anch’essa risentisse di una crisi della comunicazione umana, non solo economica.                                               La crisi allontana più che avvicinare, come del resto fanno la maggior parte dei problemi che inondano e intossicano le relazioni.

Se solo si fosse comunicato di più, forse la vicenda avrebbe potuto prendere un’altra piega. La crisi infatti qui si sente come si sente ai piani alti, un sottofondo di voci e rumori continuo: le manifestazioni, i sit-in che durano da mesi, i mendicanti, come a ricordare sempre al protagonista la sua posizione di privilegio, di lontananza ma anche di responsabilità diretta nel cercare di risolvere i problemi della crisi.

Montaldo, il regista, spiega cosa fare agli attori sul set

Un film tenuto e teso ma per niente tragico o patetico, anzi dotato di una discreta dose di ironia in particolare nella parte dei giapponesi, ma anche in diverse battute, e nella recitazione degli attori in generale. Unica pecca: alcuni attori comprimari non proprio eccellenti e credibili, come la madre di Laura e il banchiere.

Ps: Non voglio farvi una testa tanta quindi sarò breve. Lo so che spesso il nostro cinema è un tasto dolente e che ci delude spesso in vari aspetti, con il suo attaccamento verace al neo-neorealismo di drammone trucido a tutti i costi oppure commediaccia volgare e stupida, ma quando si è di fronte a un cinema fatto bene e che fa anche riflettere e che oltre a far riflettere ti intrattiene e mantiene la tensione senza cali, credo che valga la pena pagare il prezzo del biglietto anche per un film italiano. Quando un film italiano sembra bello e poi è davvero bello, il film dovrebbe essere premiato dal pubblico tramite il passaparola, andandolo a vedere e invitando altri amici ad andare al cinema a vederlo dopo di noi. Il giudizio delle persone di cui abbiamo fiducia ha grande valore.

Se non andate a vedere il cinema italiano di qualità,                                questo per sempre vi toccherà

Il cinema non è la sorellastra fuma-canne e fannullona di cenerentola rispetto alle altre industrie italiane. Anche il cinema è un industria, anche se in tv non se ne parla (anche perché loro campano meglio quando il cinema va male), e se l’industria cinema va bene anche il nostro paese ne trae vantaggio economico, tradotto sossoldi! Se l’industria italiana del cinema invece va sempre male (a parte i soliti noti), anche quando meriterebbe di andare bene, è come se indirettamente state mandando a casa le persone che ci lavorano (e con esse le loro famiglie) che non avranno più la possibilità di lavorarci in futuro, perché si investiranno sempre meno soldi su di esso, esattamente come accade per le altre industrie. Altrimenti (in realtà è già in corso) è circolo vizioso senza fine: meno si va a vedere il cinema italiano di qualità e il cinema italiano degli esordienti (che non conosci e quindi potrebbe essere di qualità), meno lo si premia, meno soldi si investiranno in esso e più sarete costretti a vedere solamente le solite pagliacciate casarecce a base di f e petomani, le uniche sicurezze su cui i produttori investiranno, e quelli sono davvero soldi regalati e buttati al secchio perché tanto di queste cose se ne vedono già in tv a palate!

pps: Ah, dimenticavo che siccome è il pubblico a decidere e dare le dritte, se non andate al cinema a vedere i film italiani belli ci avrete tutti irrimediabilmente sulla coscienza!

ppps: Scherzo, eh!

pppps: …fino a un certo punto…

16 commenti su “L’industriale: il cinema di qualità made in Italy

  1. Grazie dell’invito, vado a vederlo e passo parola. In altre parole: mi fido.

  2. Di Giuliano Montaldo ho visto soltanto alcuni film degli anni 60-70 come “Sacco e Vanzetti” e “Gli intoccabili”. Quest’ultimo lavoro sembra interessante e, leggendo anche la tua analisi, merita senz’altro di essere visto. Bellissima la prima immagine che hai proposto.

    Buona serata, ciao!
    Francesco

  3. Anche io avevo visto solo Sacco e Vanzetti. Di sicuro un regista di grande esperienza, pensare che età che ha e alla fatica del set, lo stress, i tempi da rispettare… che mettono in difficoltà anche registi e altri tecnici di tutte le età. Comunque è un film che merita, davvero coraggioso di questi tempi.

  4. andrò a vederlo martedì. La crescentini è un’attrice che sta emergendo,oltre che bella è anche brava. Sembra strano ma le due cose possono convivere anche nell’italia dei cine panettoni. Sossoldi è un omaggio a macciò capatonda?

    • Stai attento, controlla perché con le nuove uscite martedì potrebbe anche non essere più in programma il film! Almeno a me è successo che da un giorno all’altro sia questo che Shame erano ridotti a uno spettacolo al giorno tutti in una stessa sala e Benvenuti al Nord aveva due sale a disposizione. Comunque sì, sossoldi è un omaggio a Maccio: una sintesi molto chiarificatrice, più di mille parole!
      Lei è una ragazza dolcissima, molto acqua e sapone, oltre che molto carina, di una gentilezza che è impossibile trovare in alcune sue colleghe che se la tirano a morte. Su Empire Italia (che esce da un mese e costa due euro alla faccia di quel furto di Ciak!) c’è un’intervista interamente dedicata a lei: è anche molto intelligente.

  5. Di Montaldo ricordo con piacere “Sacco e Vanzetti”, “L’Agnese va a morire” e “Il Giocattolo”. Ha sempre realizzato film di qualità, sia che riguardassero temi di stretta attualità, che legati ad eventi storici. Nonostante l’età resta sicuramente un bell’esempio italiano di professionalità e capacità d’analisi, che diversi suoi colleghi più giovani dovrebbero tener ben presente. Di quest’ultimo lavoro ho sentito parlar molto bene e, visto che anche la tua recensione va in questo senso, cercherò assolutamente di non perderlo.

    • @Rear Window: Quest’ultimo lavoro è davvero ben fatto, un film controcorrente rispetto a oggi, che ha insieme qualcosa di attuale e anche classico. L’esperienza si vede sempre e Montaldo è un tipo che non si lascia andare nemmeno un po’: ci tiene a tutto, regia, recitazione, montaggio, musiche etc. Purtroppo i giovani che escono oggi non sono manco così giovani e hanno preso così tante batoste che non gli va proprio di rischiare… anche perché sennò poi non si incassa e non si ha la possibilità di fare altri film. Metti anche uno sceneggiatore discreto come Genovese, da regista ha fatto un film tratto da un format che non è proprio niente di che…

  6. Empire Italia ? Devo cercarlo in edicola, purtroppo non compro praticamente mai riviste in edicola ma un’occhio voglio darlo, sono curioso…

    • E’ molto diverso da Ciak, nonostante che è da Empire US che Ciak è stato allegramente scopiazzato: il nuovo Empire ha uno stile molto ironico, quando spesso le riviste di cinema di prendono davvero TROPPO sul serio. Fammi sapere che te ne sembra, a me è piaciuto!

  7. Anche a me il film è piaciuto molto, il maestro Montaldo ci ha regalato ancora una volta una delle sue perle.
    Secondo me forse ha indugiato troppo negli episodi di “pedinamento”, che a un certo punto hanno fatto oscillare la trama e rallentato la tensione narrativa.
    Ma forse erano funzionali alla preparazione verso il finale noir.
    Comunque una spanna sopra gli ultimi prodotti della cinematografia nostrana….

    • @gscarsel: Sì, credo proprio che l’obiettivo fosse quello di non fare un cambiamento brusco di registro. Comunque credo che bisogna lodare quando un italiano prova a fare un film con qualche sfumatura di genere… siamo così attaccati al neorealismo che la notte è praticamente bandita dai film italiani!

  8. Per ora, dopo la visione di ieri sera, posso solo dire due cose :
    1) Il film è molto bello
    2) Mi è venuta voglia di tornare a Torino per fare un giretto.

    Quando avrò un briciolo di tempo libero butterò giù qualche riga da me…

  9. Bene, bene, allora attendiamo la tua opinione più approfondita. Comunque era da non perdere e Torino sembra davvero fantastica, ha fatto venire voglia di andarci anche a me!

  10. Parli di cinema di qualità: infatti non è arrivato nemmeno in Top 20 e il povero Montaldo dovrà aspettare altri 15 anni prima di trovare i soldi per un altro film. Anzi no, considerando la sua età.
    Questa purtroppo è la sorta di ogni pellicola italiana di qualità: anche quando si tratta di commedie, se sono scritte con intelligenza e buon gusto, falliscono miseramente.
    Probabilmente è una regola.

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