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Posti in piedi in paradiso: tante risate per una generazione allo sbaraglio

Che fine fanno i padri separati che devono pagare centinaia di euro al mese di alimenti e che non hanno più una casa dove vivere?

Verdone questa volta affronta un tema di scottante attualità: li chiamano i nuovi poveri e sono quei padri che, avendo dovuto cedere la casa a moglie e figli, oltretutto sfiancati dalle grandi somme da versare mensilmente per gli alimenti, si ritrovano a vivere in una condizione che ha le caratteristiche vere e proprie della povertà. Quindi tre padri separati vanno a convivere, per ammortizzare le spese come degli studenti, in uno stesso appartamento vecchio e sgangherato. Il tutto viene però trattato con un’ironia e leggerezza che ricordano in parte la grande tradizione della commedia italiana e della commedia americana: a differenza di quello che possono pensare alcuni, Carlo Verdone infatti è un vero e proprio cinefilo, da sempre vissuto in una casa piena di cinema e arte poiché figlio del critico cinematografico Mario Verdone. Il riferimento più evidente è quello alla coppia Lemmon-Matthau e a “La strana coppia” di Neil Simon, che tratta con un’incredibilmente esilarante comicità proprio delle problematiche che vivono i padri divorziati, due dei quali vanno proprio a vivere nello stesso appartamento, allo stesso modo in cui lo fanno in questo film i personaggi interpretati da Verdone, Favino e Giallini.

Il personaggio di Verdone, Ulisse, sembra ricordare parte delle nevrosi tipiche dei personaggi di Lemmon con una brontoleneria e semi-impassibilità nelle reazioni che invece caratterizzava Matthau. Altre caratteristiche delle interpretazioni di Matthau, ovvero l’essere senza scrupoli e donnaiolo sono invece ritracciabili nel personaggio di Giallini, che in questo film interpreta lo spassoso ruolo di un agente immobiliare con due famiglie a carico che per arrotondare fa l’accompagnatore. Un altro riferimento del cinema americano classico viene invece da quest’altra stupenda pellicola:

Anche Shirley McLain nel magnifico “L’appartamento” di Billy Wilder è una giovane donna, disastrata e demotivata da una relazione sentimentale deprimente, che piomba in casa di Jack Lemmon sconvolgendogli la vita, così come i personaggi di Micaela Ramazzotti e Carlo Verdone in Posti in piedi in paradiso uniscono due altrettanto disastrate solitudini all’insegna di effetti involontariamente comici. Solo che ovviamente sono un po’ più, come si suol dire, “coatti”…

Il personaggio di Favino è invece un palese omaggio al cinema di Scola e, in particolare, a Satta Flores in C’eravamo tanto amati. Mi soffermo molto sui personaggi perché trovo che siano la parte più riuscita e divertente da sempre dei film di Verdone, che infatti è un bravo attore, e di conseguenza anche un bravo regista di attori più che grande regista di inquadrature (che spesso hanno un po’ di “aria in testa”), anche se bisogna ammettere che in questo film ha potuto operare una regia priva di molti stacchi, come lui stesso ha ammesso, grazie al grande affiatamento del cast, tutti molto divertenti e ottimamente diretti. Una recitazione comica ancora più apprezzabile per il fatto che quest’estate, il set di Verdone ha dovuto affrontare anche un grave lutto, quello improvviso della moglie dell’attore Giallini, che ha dimostrato lo stesso estro e grande comicità.

Uno dei momenti più divertenti del film è indubbiamente quello del tentato furto alla Soliti Ignoti, di cui non vi anticipo nulla, vi lascio solo in proposito questa immagine di Verdone e Favino con tanto di maschere da ladri.

A parte insomma qualche incertezza tecnica iniziale nel montaggio e nella regia, Posti in piedi in paradiso è un buon film e una buona commedia che vi farà fare una buona dose di sane risate, però non siamo di fronte a una di quelle commedie demenziali in cui si ride delle volgarità e poi chi s’è visto, s’è visto. Nell’ultima mezz’ora infatti c’è un cambio di tono e registro che pone un possibile aiuto per questa disperatatamente comica generazione, che forse in paradiso riuscirà ad ottenere solamente posti in piedi: la speranza va riposta nei giovani figli, che sembrano essere a volte anche più maturi e ragionevoli dei padri stessi.

15 commenti su “Posti in piedi in paradiso: tante risate per una generazione allo sbaraglio

  1. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  2. Ciao!!!Trovo molto azzeccati i riferimenti che fai alla commedia americana e soprattutto trovo assolutamente ottima l ‘intuizione che hai avuto di accostare il personaggio di Favino a quello di Satta Flores in C’ERAVAMO TANTO AMATI.

    Concordo anche sui problemi di montaggio…cosa che ho notato anche io,sui flashback che narrano le situazioni matrimoniali dei personaggi.

    • Sono felice che ti sono piaciuti i paragoni 🙂
      Tra l’altro Verdone ci somiglia pure un po’ a Jack Lemmon fisicamente e indubbiamente si ispira a lui…
      Non mi sono piaciute molto quelle “transizioni” di cui parli tu, nei flashback, poi sicuramente ci sarà stato qualche problema in qualche scena per cui si è dovuto ricorrere a un certo tipo di montaggio… sono cose che capitano!

  3. La tematica è davvero attuale.Spero che Verdone-che già mi era piaciuto un pò più del solito in ‘Io loro e Lara’-abbia saputo andare al di lateg certa comicità facile ridanciana e un pò trash che ha caratterizzato certa cinematografia comica nostrana…

  4. alla scena del tentato furto me la stavo facendo addosso….
    🙂

  5. Solo posti in piedi per vederlo, autobiografia di Verdone esaurita in poche ore nelle librerie, un trionfo! Bravo Carlo… e brava te, come al solito. 🙂

    • E’ vero, il film ha fatto incassi ottimi questo week end e direi proprio meritatamente, in particolare lo merita rispetto ai film italiani usciti in concomitanza, che secondo me della realtà della maggior parte della gente o non hanno capito nulla o non la trovano interessante o non la sanno raccontare quindi optano per altro…
      Allora attenderò la seconda ristampa perché deve essere davvero bella la biografia, piena di aneddoti sui più grandi registi 🙂 Magari, fuori Roma la trovo… si spera!
      Te sei sempre troppo gentile invece 😀

      Un caro saluto,
      Emerald

  6. Un esempio che è possibile fare del cinema “leggero” anche in Italia, senza scadere nella volgarità e/o nel già visto? A quanto scrivi parrebbe di sì, dunque andrò a vederlo, anche perché mi piace sempre molto la capacità di Verdone di indagare temi attuali ed anche non comici (escludendo quella mezza schifezza di film in coppia con Muccino jr).

  7. Perchè questo film di Verdone (deliziosamente ipocondriaco) mi suscita una sottile malinconi quando penso a momenti più o meno simili diversi vissuti con amici, un po’ allo sbaraglio, un po’ ridendo, un po’ seriamente?
    Ottimo Favino anche se per me lui è e rimane il truce Libanese/ Giuseppucci di “Romanzo Criminale”…

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