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Soldi a catinelle: Zalone tanto furbo quanto cozzalone, era meglio il cinepanettone

Recensione Sole a catinelle Checco Zalone

Gigantesco ingombrante fenomeno della fine del 2013, Sole a catinelle è riuscito a tirare fuori teorie di ogni tipo: psicologi, giornalisti, antropologi, sociologi, chiunque ha provato a fornire una spiegazione plausibile al mostruoso successo e incasso dell’anno.
Sarebbe banale affermare che si tratta di un filmetto qualunque che ha avuto fortuna: Sole a catinelle è molto di più, è il risultato diretto di una crisi e di un modo di pensare che hanno indirizzato il pubblico italiano verso un prodotto audiovisivo di un certo tipo, abbandonandone altri.Premettiamo alcuni fatti abbastanza ovvi, senza spocchia, con oggettività: iniziamo dalla mancanza di senso registico e delle inquadrature, fatte decisamente male e abbastanza a caso, del resto perderci tempo era abbastanza inutile visto che il film ha riscontrato ben altri problemi in fase di sceneggiatura e ha subito molte riscritture.
Un secondo fatto è che il Medici ovviamente non è un vero e proprio attore (quasi tutti i suoi comprimari e secondari recitano meglio di lui) ma, mentre negli film precedenti (Cado dalle nubi, Che bella giornata) si notava meno, in Sole a catinelle si percepisce l’attore protagonista piu volte a disagio e con tempi comici sbagliati, almeno per il cinema.
Terzo elemento è la totale mancanza di coesione del film, che risulta alla fine una sorta di collage di riprese in giro per l’Italia e a cui si è cercato di dare il piu possibile un senso, unendole con pretesto.
Premesso ciò, permane comunque l’insolubile mistero del perché…
Torniamo un attimo indietro, addentrandoci nella storia recente del cinema italiano: ricordiamo come il cosiddetto e disprezzato cinepanettone, che non si può più fare perche nessuno ha piu i soldi per andare in vacanza e quindi provocherebbe solo rosicamenti vari, svolgeva una funzione ben precisa di sfogo, oltre che di intrattenimento, dando luogo ad una specie di ribellione ipertrofica e naive, provocata a sua volta dalla nostra cultura di matrice cattolica (spunto suggerito dal mitico Fulvio Abbate), che tende a rimuovere di default tutto ciò che è fisico, umano, triviale e quindi sporco. Ora censurate tutto ciò: tette, culi, tradimenti effettivi, situazioni comiche boccaccesche e plautesche: lasciateci solo qualche parolaccia e intingete il tutto in un mix di comicità cinico-sadica (ma non satirica) e di buonismo al tempo stesso. Ecco, ciò non basta per ottenere lo stile Sole a catinelle (al massimo otterrete una di quelle nuove commedie di Natale con i parenti), che è un qualcosa subdolo e difficilmente catalogabile perché dà una botta al cerchio e una alla botte e si ha un vero cambiamento di paradigma della comicità: Checco Zalone ti fa il cinico ma al tempo stesso c’è una moraletta da chiesa sotto, che a sua volta viene presa in giro in qualità di stupido bon ton imposto dalla gauche caviar, e così all’infinito giustificazione e sfottò sempre rigorosamente insieme, per tutti i gusti, per tutte le chiese, per tutti i partiti, ognuno ci può vedere ciò che gli conviene: é di un trasformismo insanabile e che non fa bene a nessuno (a parte chi lo produce) perché non fa nemmeno ridere e sfogare di gusto, alla fine si ritorna sempre nei ranghi e all’ordine, con qualche sfociamento e “pernacchia” di lieve entità nei confronti dello stato delle cose.
Sole a catinelle è estremamente depurato da ogni riferimento alla sessualità, cosa che induce a pensare a un passo indietro a livello di autocensura: ci incamminiamo su una china di telefoni bianchi senza colore e di imbacchettamento ulteriore dell’italiano medio, sempre considerato truffaldino, peccatore, da flaggellare in tutte le salse, ma alla fine il pubblico ride autodenigrandosi e senza imparare nulla perché non viene sottolineata la contraddizione, non c’è grottesco, solo aria di “Ma lo sappiamo tu l’italiano medio sei un po’ un omme’merda e un borghese piccolo piccolo inside ma recita qualche avemaria, fai il finto bravo papà, torna con tua moglie e alla fine si condona un po’ tutto.”
Il cinepanettone, soprattutto quello di Neri Parenti di diversi anni fa, al confronto è – paradossalmente – un prodotto cinematografico più coerente e sincero perché offriva più o meno ciò che prometteva: divertimento senza freni nonostante un po’ forzato e trito, belle ragazze, situazioni imbarazzanti, etc. Tra l’altro strappava pure qualche risata in più e senza pensieri, se uno riesce a confessarlo a se stesso e andare oltre lo stupido binomio cinepanettone-Italia libertina del Berlusca. C’è da aggiungere solo che quando ho visto Soldi a catinelle, in sala la gente aspettava decine di minuti in attesa di ridere e controllava guardinga se le persone accanto a sé ridevano: ne vale davvero la pena allora rinunciare con ipocrisia alla tradizionale ma innocua commedia degli equivoci e convincersi che l’umorismo cattolico faccia sganasciare dalle risate?

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2 commenti su “Soldi a catinelle: Zalone tanto furbo quanto cozzalone, era meglio il cinepanettone

  1. Hmmm… che dire? Non dici nulla di sbagliato e non potrei essere più d’accordo, però… vedere questo film mi ha fatto piacere.

    Il cinepanettone è un genere che ormai tantissime persone criticano per poi andare a vedere schifezze ben peggiori. Quando penso a queste schifezze ben peggiori, però, non penso a “Sole a catinelle”, ma piuttosto a film come “Indovina chi viene a Natale” o “Fuga di cervelli”. Film orribili a cui diamo soldi per poi giustificarci dicendo che “abbiamo voglia di un po’ di intrattenimento non troppo impegnato”. Secondo me “Sole a catinelle” risponde a questa voglia di cinema leggero senza per questo proporre letame.
    Comunque alla domanda qua sopra ho risposto “È il naturale ingigantimento del successo dei precedenti film con Zalone.” e sono il primo a dire che se Zalone va avanti a proporre niente di più che questo personaggio infilandolo in contesti a casaccio non farà molta altra strada.

    Vorrei dire anche che per questo film ho visto un’accoglienza del pubblico che credevo impossibile. Quando sono andato a vederlo al cinema ho faticato a trovare posto, e la fila arrivava fuori dal cinema! Questo non è lo spirito con cui si va a vedere il cinepanettone, che in genere si guarda non perché non si vede l’ora di vederlo ma perché sotto le feste si ha voglia di andare tutti insieme al cinema e si punta sulla cosa poco impegnativa che possono vedere tutti. Questo è lo spirito con cui si va a vedere un film che abbiamo atteso con trepidazione!

    Un’ultima cosa… che sia un film qualunquista, specie nel finale, è vero. Per esempio non ho capito perché alla fine Zalone torni con la moglie promettendole che porterà fuori la spazzatura e cantando una canzone sull’argomento. La poveretta mica soffriva perché suo marito non l’aiutava in casa, ma perché le raccontava un sacco di palle e aveva portato alla rovina la famiglia facendola vivere al di sopra delle proprie possibilità. Chissà… a questo punto poteva avere più senso un finale in cui Zalone lasciava la moglie per la tizia francese, dimostrando così che aveva avuto ragione a perseverare nel suo ottimismo (il che sarebbe stato coerente col titolo del film), oppure un finale in cui tornava con la moglie ma piantandola con il lusso sfrenato, andando così a rappresentare un’Italia che ha sperperato tanto al tempo delle vacche grasse ma che una volta sopravvissuta a quello delle vacche magre può imparare a non ripetere lo stesso errore.

    • No, ma infatti nessuno dice che è letame, al contrario si punta tutto sull’esser distanti dal puro trash e di essere adatto a nonni e bambini. Sicuramente il successo deriva in gran parte da i due film precedenti che hanno fatto ingradire esponenzialmente il fenomeno, e hanno posto le basi per un successo mostruoso, un po’ come è successo a Una notte da leoni, per cui non è detto che i sequel fossero migliori ma gli incassi e la diffusione sono stati una bomba dopo l’altra. L’aspetto mediatico di fenomeno popolare è in effetti alla base di tutto: è quel fenomeno che si crea ogni tanto per cui se non partecipi anche tu, poi non hai di che parlare e sei escluso dall’argomento di tutti per cui c’è una sorta di corsa all’oro… Stavo cercando anche qualcos’altro, oltre questa premessa, che è stata fondamentale per il successo. Quello che mi disturba è il fatto che venga posto in luce così positiva un prodotto così scadente e arraffazzonato sotto tanti punti di vista, costato 8 milioni di euro quando sembra girato da una miniDV, scritto alla bella e meglio, e mi si dica che la rinascita della commedia italiana e del cinema italiano è stata aperta da tutto ciò, come fosse una ventata di aria fresca che fa uscire da una crisi che al cinema va avanti dal 2010. Lo trovo deviante: come ha sottolineato anche il produttore Arcopinto, molte di queste persone che sono andate a vedere Sole a catinelle hanno già esaurito con questo film il loro budget da dedicare al cinema per un anno o più, quindi essendo fenomeno isolato non può essere davvero una spinta risolutiva neanche sul lato economico. Un po’ di sollievo per le sale, ma nulla più, è già tutto finito. Mediamente a vedere gli altri film (a parte pochi enormi successi, specie blockbusters) ci va davvero poca gente e sempre la stessa a quanto pare… e c’è poco da essere positivi sulla sorte del cinema in Italia, da quello che vedo. Spero di aver reso meglio la mia opinione in merito. Un saluto!

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