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Quella casa nel bosco: quando Scream incontra il Truman Show

Quella casa nel bosco è un film fatto a sua volta di altro cinema, in particolare di cinema horror. Fin dall’inizio attraverso una trama banale e una scontata caratterizzazione dei personaggi, il film ha come obiettivo quello di dimostrare la ripetitività e reiterabilità di determinate situazioni ricorrenti in questo genere cinematografico di successo. Determinate situazioni sono così ripetute e forzate che è come se i personaggi fossero volutamente e direttamente istupiditi dagli stessi autori horror, che li trattano alla stregua di marionette e che li mandano al macello a tutti i costi, anche quello della verosimiglianza. Per ribadire ulteriormente questa tesi, fin da subito viene mostrata allo spettatore l’esistenza di un mondo sotterraneo che in realtà controlla più o meno tutti i movimenti dei protagonisti, che poi sarebbero i classici 5 ragazzi americani in gita fuori porta per sesso, droga e rock’n’roll. Questo espediente del doppio punto di vista toglie molta suspence alla storia, soprattutto rispetto a un normale horror. C’è un momento in cui però il film sembra riscattarsi, sia nel significato sociale che in quello cinematografico (anche se comunque è una cosa molto vista, vedi Pirandello, Truman Show, etc): quello in cui c’è una sorta di ribellione dei personaggi contro il controllo d’alto. La vera cosa un po’ insensata (e forse un po’ triste) è che, dopo tutte queste critiche alla banalità di certa scrittura cinematografica, nel finale “Quella casa nel bosco” fa a sua volta ricorso a un “deus ex machina”, ovvero a un espediente apposito di scrittura dall’alto, pur di trovare una soluzione alla storia. Un espediente del quale non si spiega alcun motivo, semplicemente c’è, esiste ed è molto arrabbiato. In parole povere: risposta metafisica a un qualcosa che metafisico non è. Forse che mancano le necessarie basi culturali da parte di Joss Whedon & co per capire le origini non metafisiche – quelle reali – della violenza (filmica o sociale che sia)? O forse, ancora peggio, si tenta di trovare un “causa prima” che giustifichi la violenza come necessaria e basta, sia al cinema (con gli horror) che nella realtà (con gli omicidi)? Ma soprattutto, meglio l’ignoranza del primo caso o l’apologia fascista e conservatrice del secondo? In ogni caso, niente di nuovo sul fronte occidentale…

10 commenti su “Quella casa nel bosco: quando Scream incontra il Truman Show

  1. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  2. Sembra proprio il classico filmetto horror inutile… peccato, e io che volevo anche vederlo! Me lo risparmio, magari è meglio. 😛

  3. il film non è stupendo ne magnifico ne tantomeno stupefacente però neanche un film brutto.è solo banalmente Horror come tanti altri film spacciati per rivoluzionari (vedi Saw, Paranormal Activity…)Io l’ ho apprezzato abbastanza questo film pur non amandolo e non adorando il genere Horror.Da vedere e da giudicare per me.

    • Mah. Ti dirò. Chiaro che Whedon non incarna il male assoluto però indubbiamente il suo è un continuo riciclo di altri materiali di non eccelsa qualità e nemmeno un riciclo molto rielaborato, tra l’altro. La cosa triste, come dici benissimo tu, sono quelli che gridano alla rivoluzione o al miracolo, che ci vedono cose nuove solo a causa di ignoranze pregresse oppure perché questi film li fanno sentire “intelligenti” nel riconoscere caratteristiche dei generi già sapute e risapute. Chissà

  4. Un horror già per il nome dato al genere, parte male, ma un buon horror è quasi utopia, eppure io ci sono cresciuta.. e apprezzo davvero il tentativo quando è riuscito, ma bisogna uscire dagli schemi, è tutto già scritto, non si tratta di una barzelletta col suo costrutto quasi matematico! Bisogna partire dalle basi, dal senso di libertà che può dare questo genere, si aprono le porte della fantasia e si può, si deve osare, portare una storia senza regole. Forse questo è un genere che può sopravvivere solo fuori dalle major, perché sullo scritto funziona e anche sui comics.
    Sempre eccelsa l’analisi che fai, buona giornata!

  5. Uscire dagli schemi non è facile, dato che ormai si è inventato quasi tutto quello che era possibile inventare. Gli scrittori, in prosa o comics, qualche volta ci riescono. Il cinema sembra volersi limitare a remake, riproposizione di topoi o parodie. Sembra quasi che il mondo del cinema voglia chiudersi in un mondo a sé, autoreferenziale, in cui lavorano autori ben distinti dagli autori che elaborano nuovi universi del fantastico.

  6. Beh diciamo che rispetto agli ultimi horror a cui siamo stati abituati, questo è qualcosa di diverso…

  7. Joss ha fatto un buon lavoro con I Vendicatori ed ora sta cavalcando l’onda.

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