24 commenti

Il perverso rapporto tra libro e film: Millennium – Uomini che odiano le donne(e viceversa)

Ecco a voi il secondo adattamento cinematografico dell’omonimo best-seller svedese, perché quando un film straniero ha molto successo gli americani, finché non ne fanno il remake, non si sentono in pace con loro stessi…

Vi consiglio di immaginarvi questa grottesca ma verosimile scenetta: una serie di produttori americani sono seduti in centinaia di sale di cinema e di festival in tutto il mondo. Mentre guardano alcune pellicole europee si scambiano diversi commenti tra di loro e il succo del discorso, mentre si leccano i baffi sarebbe più o meno questo: che bella idea, che bel soggetto, questo film se fatto con quelli famosi e coi “sordi” sarebbe un ottimo investimento… E in genere hanno ragione! Ed è qui che interviene la saggezza popolare: chi ha il pane non ha i denti(non sempre, ma spesso è così).

Cerchiamo di nascondere sotto il tappeto come la polvere l’invidia che nutro a buona ragione nei confronti di queste enormi quantità di denaro che gli Usa sono disposti a investire in questo meraviglioso mondo del cinema a differenza nostra, quando per noi è solo un divertissemant, un gioco, mentre per loro un’industria coi fiocchi che dà da mangiare a decine di milioni di persone… e vabbè: fine momento rosicamento.

Fincher, il regista divenuto celebre per Fight Club, gestisce con una regia funzionale e adatta al montaggio incalzante e praticamente perfetto che alterna le vicende dei due protagonisti. Da un punto in poi i due si riuniscono a investigare nello stesso cottage e poi nuovamente si separano seguendo ricerche parallele, Craig in maniera più tradizionale, mentre Rooney Mara soprattutto in qualità di Hacker. Tutto questo nel tentativo di scoprire che fine avesse fatto la rampolla di una sbandata famiglia industriale svedese e se fosse stata uccisa da un serial killer di donne che aveva operato una vera e propria strage sistematica nel corso degli anni…

L’attrice Rooney Mara, senza piercing & co, può vantare un’ottima somiglianza con Audrey Hepburn

Non so se la storia d’amore tra i due sia perfettamente verosimile o no, ma in linea di massima ritengo di sì… La ragazza, Lizabeth, ha una componente omossessuale molto forte, eppure potrebbe essere verosimile che con il primo uomo degno di chiamarsi tale con cui si lasci un po’ andare, possa tentare di riconciliarsi con il mondo maschile: essendo lui molto più anziano sembrerebbe per lei una sorta di partner “paterno”. Dopo tutto, anche lei è una ragazza che odia gli uomini, come moltissimi uomini odiano le donne, ma forse, grazie a questi aspetti affettuosi e paterni, non vede in lui una minaccia: lui si prende cura di lei, le prepara la colazione etc, capendo subito la sua forte componente di aggressività non è altro che paura dell’abbandono in seguito a una miriade di traumi subiti…

Diciamo che cinque nomination oscar probabilmente sono eccessive, soprattutto per quanto riguarda la fotografia che spesso tende troppo al verde… Però bisogna ammettere che il film raggiunge picchi di tensione molto forti, soprattutto nella parte centrale e nell’avvicinarsi della scoperta dell’assassino. Qui i due protagonisti appaiono abbastanza affiatati e convincenti, mentre la cornice iniziale e finale riguardante i problemi legali del giornalista interpretato da Craig risultano più un pretesto per dar vita alla storia centrale che altro. Era giusta e inevitabile una presentazione iniziale per farci capire meglio chi sono protagonisti e darci la possibilità di identificarci con loro (attraverso le loro esperienze brutte o belle) ma a livello di tensione, l’epilogo finale sembra smorzare ogni tensione a livello filmico e di ritmo…

Non so se questo sia effettivamente il caso, ma quando vedo queste lente e un po’ posticce appendici a un film che sembrerebbe invece emotivamente finito, viene da domandarsi quanto il giudizio dei lettori del best-seller conti al botteghino e quanto ciò vada a influenzare la presenza nel film di parti non proprio bellissime, ma che “stanno nel libro”. Meglio la coerenza al libro (e  un possibile maggiore soddisfacimento di lettori un po’, fatemelo dire, fondamentalisti), ottenenedo un film un po’ meno bello e meno cinematografico, oppure minore aderenza manichea al libro e avere un film bello in tutto e per tutto?

Premettendo che non ho visto il precendente film del 2009 né letto il libro, ritengo che Millennium – Uomini che odiano le donne, e così altri film con una genesi analoga, possa, anzi forse debba, essere considerato come un qualcosa a sé stante. Potrei risultare impopolare quando dico che per me quando un film, anche se ispirato/tratto/adattato da un libro, è stato oramai impresso sulla pellicola, trovo abbastanza insensato che il confronto libro/film si dissolva in un semplice “mi è piaciuto più il libro, mi è piaciuto meno il libro”(con preponderanza della prima stentorea sentenza), oppure “nel film mancano queste cose”, oppure “mi ero immaginato diversamente questo o quel personaggio”…

Se fossimo di fronte a un libro e a un quadro (magari di un pittore famoso) con lo stesso soggetto del libro, si farebbe lo stesso liquidando il quadro in due parole dicendo a cuor leggero”non mi è piaciuto il quadro”? Ho i miei seri dubbi…

24 commenti su “Il perverso rapporto tra libro e film: Millennium – Uomini che odiano le donne(e viceversa)

  1. io ho visto il primo film e mi sono talmente affezionata a quello che non riesco proprio ad andare a vedere questa versione…

  2. Anch’io ho visto il primo film. Posso dire la verità? Non ho alcuna voglia di seguire un bel giallone per due ore e quaranta minuti (scusate se è poco!) di cui conosco già la vicenda. Questi chilometrici film cominciano a darmi noia. Capita solo a me?

    • Bè, però non esiste solo la trama da seguire: tante altre cose… la recitazione degli attori, la fotografia, i personaggi, e mille altre ancora… Hai ragione che ultimamente fanno film troppo lunghi in effetti però vuoi mettere con un presuntuosissimo Malick? Oppure con il sopravvalutatissimo Shame?

      • Allora:
        Shame: 99 minuti;
        The Tree of Life: 138 minuti;
        Millenium: 160 minuti.
        Davvero, vuoi mettere?
        Non entro nel merito del giudizio sui due film, perché non vedo in che modo possano aver a che fare col discorso che stai facendo. Non mi sottraggo, in ogni caso, a qualsiasi confronto, visto che ho recensito ambedue dando anche un giudizio su entrambi, però insisto: quante persone, fra quelle che hanno già visto la versione precedente, credi siano invogliate a vedersi 160 minuti di un film che hanno già visto?

      • Non ha importanza il minutaggio effettivo, ma quanto un film “scorra”. Shame e Tree of life hanno chiari difetti di montaggio: il primo ne è totalmente privo con il pretesto di fare una “regia moderna”, ma la sostanza è vecchia più che mai; il secondo è invece completamente privo di storia e vabbè… Non è una scienza esatta il cinema: un film girato e montato bene come Millennium è molto più scorrevole di film estremamente pretenziosi come i suddetti. Per questo ho fatto il paragone. Poi anche Shame è un film già visto: basta che apri le sacre scritture oppure le tragedie greche e troverai una decina di personaggi come quello di Shame che hanno “osato” troppo e che si sono “bruciati”, e “sono stati puniti” per questo: poi cosa ci sia di artistico nel sublimare il palese rapporto incestuoso tra i due qualcuno me lo dovrà spiegare… Dato che ti piace il simbolismo Bunuel la sequenza di lei che si taglia le vene, il colore di cui era vestita, come era sparso il sangue di lei dovrebbe esserti chiara a questo proposito…

  3. La volta che ho iniziato a vedere il primo film svedese ero a casa di amici e mi sono addormentata senza ritegno sul divano. Non mi stava piacendo particolarmente, anche se mi rendo conto che dovrei dargli una seconda chance. Rispetto a questa versione… non ispirandomi quella, questa lo fa ancora meno. Mi stanno sulle balle i remake americani e un po’ anche Daniel Craig. Forse dovrei farmi convincere da Fincher…

    “Ecco a voi il secondo adattamento cinematografico dell’omonimo best-seller svedese, perché quando un film straniero ha molto successo gli americani, finché non ne fanno il remake, non si sentono in pace con loro stessi…”
    Due parole: “The experiment”.
    Conosci il film tedesco con Moritz Bleibtreu? Io lo adoro. Ovviamente gli americani hanno sentito il bisogno incontrollabile di rifarne una loro versione, perché l’originale non andava abbastanza bene. Il risultato è una pellicola che ha comunque degli interessanti (e diversi) spunti di riflessione, ma che non è di certo all’altezza di quella europea… Bah!

    • Sì, diciamo che a volte gli americani traviano il senso del film originale però non sempre succede. Vedi un Vanilla Sky, ho visto qualche spezzone e mi pare un film rispettabilissimo anche se esiste il film spagnolo da cui è stato ripreso “Apri gli occhi”…
      Di certo gli americani hanno più senso del ritmo e della narrazione e dell’intrattenimento rispetto agli scandinavi (dato che il film precendente era scandinavo)….vedi un film a caso: LA TALPA… senza offesa per gli scandinavi eh… 😉

      • debbo dire che avendoli visti tutte e due,quello americano è incolore nella regia-tipico di crowe-e sopratutto fa un massiccio uso e abuso di tragici spiegoni.Tolgono quel po’ di mistero della pellicola spagnola.
        Poi è chiaro che possa essere una cosa gradita,e rientra nel gusto personale.Per me è un brutto film,dispiace per Kurt Russel-psichiatra?????Jena Plinski????

      • Non sapevo che Vanilla Sky fosse un remake, ma devo dire che (a me che piace Cameron Crowe) quel film m’aveva deluso. L’ho visto parecchio tempo fa comunque…
        A proposito di rifacimenti, dovrei vedere il Funeral party americano, ma parto già con pregiudizi U_U

  4. dipende:per esempio Il Prete Bello di Mazzacurati,si prende delle libertà che rendono altro l’intenzione del libro e allora che cazzo lo fai a fare?Ti inventi una storiella tua ,per conto tuo,ma non fai il figo nascondendoti dietro a un libro importante.
    Avevo in mente anche un altro film tratto da un libro che ha sputtanato totalmente la sostanza
    Ecco,non voglio la fotocopia,ma l’essenza,la sostanza.Quindi usi le parti cinematografiche,tagli e cuci,ma non tradisci l’anima del libro.
    Ah,ecco:chiedilo alla polvere!Che cazzata

    Per il resto:da noi il genere è stato distrutto dai produttori mascalzoni,dal cavalcare le mode con robe girate in fretta,dal pressapochismo di certi improvvisati,da una atavica pigrizia.Il problema è cinematografaro,e anche politico se vuoi.
    I remake invece a parte un ristretto numero,perlopiù sono ottimi come purganti
    E la svezia è BERGMAN,non altro!^_^

    • Sì, sì, dipende da caso a caso. Certo che ci sono film che rispecchiano maggiormente la sostanza di un libro o di un’opera teatrale e film che lo fanno di meno, credo anche per scelta. Questo post è stato un pretesto per esprimere questo concetto: alla fine esistono film belli e libri belli, film brutti e libri brutti e se per rendere una cosa migliore o più cinematografica è necessario sacrificare qualcosa del libro, amen, così sia, non credi? Ci sono moltissimi modi e livelli per ispirarsi a un libro e su questo ti do ragione, però non puoi negare che spesso c’è un’attenzione ossessiva alla aderenza al libro da cui è ispirato un film e questo non si può negare, un’attenzione che ha del manicheo. Un libro è una cosa molto più soggettiva di un film per certi versi, quindi non può venire esattamente il corrispondente del film che uno si è fatto nella testa… poi ci sono anche film fatti con i piedi e basta ma non dipende dall’aderenza rispetto al libro: questo era il succo del discorso! Concordo assai su Bergman!! 😉

  5. Hai perfettamente ragione: ogni opera è un mondo a sé, indipendente, ancora di più se si tratta di due lavori che non appartengono nemmeno alla stessa categoria. Come si può paragonare un libro a un film o a un disco o a un quadro? E’ un’abitudine radicata comunque, difficile da scacciare.
    Comunque, complimenti per il blog!

  6. In film hollywoodiani peccano “strafacendo”…. Spendono nel montaggio e nelle scenografie, fanno in grande con volti strapagati e poi…. E poi si perde il gusto originale di “Uomini che odiano le donne” (un gusto agro e sobrio come l’isolotto svedese della famiglia Vanger, un posto che sa di caminetti accesi, salmone in gravad lax, immensi boschi di betulle silenziose) sovrastato dal sapore forte e pesante tipicamente american-hollywoodiano (cerone e cipria, birra intiepidita, insalatone Caesar, tubi di scappamento, hot dog, risate in slang)…

  7. Hola, io ho letto tutti e tre i libri e ho visto tutti e tre i film svedesi, il punto non è se il film rispecchia fedelmente il libro, ma avevamo davvero bisogno di un remake americano ambientato in svezia a poca distanza dall’originale? avrebbe avuto senso se avessero reinterpretato il libro/film in chiave del tutto USA in america con il contesto americano ecc ecc.
    Così mi sa di prepotenza, e odio quando gli americani fanno così, “veniamo nel vostro paese con i nostri attori ad interpretare il vostro film e il vostro libro, perchè noi sappiamo fare di meglio ahahahahahahahah” mi fa rabbia. Il remake non l’ho ancora finito di vedere per cui è presto per giudicare, ma di una cosa sono certa per ora Lisbeth per me è e sarà sempre Nomi Rapaces! 😉

    • Diciamo che il concetto di bisogno per gli americani è diverso dal nostro… Se c’è un’opportunità di guadagno loro lo fanno il remake: alla fine c’hanno pure ragione in fondo in fondo, tanto non è che tutta la roba che abbiamo a casa o che vendono nei supermercati effettivamente “serve”… Quindi anche loro fanno un po’ come gli pare 😉 E’ pur sempre un’industria che deve dare da mangiare a milioni di persone…
      Anche a me fa un po’ ridere quando rifanno le cose a modo a loro con gli attoroni, tipo come se la vita di mio padre la dovesse interpretare in un film Robert De Niro e quella di mia madre Meryl Streep… E’ sempre un po’ straniante perché continui a vederci inevitabilmente l’identità fortissima dei due famosi!!!
      Un caro saluto 🙂

  8. […] Avevo già previsto questo specifico premio perché il team di Fincher in Millennium-Uomini che odiano le donne merita davvero per le sue capacità tecniche. Ecco a voi la recensione di questo ottimo remake: recensione di Millennium-Uomini che odiano le donne. […]

  9. Io ho letto tutti i libri (lenti ma molto interessanti, bella trama) e ho visto i film precedenti: mi sono piaciuti tutti. Penso che Noomi Rapace sia una Lisbeth migliore di Rooney Mara… forse è solo perché l’ho vista per prima, chissà!
    Invece Daniel Craig mi sembra molto azzeccato per la parte (probabilmente perché il protagonista dei romanzi era descritto come più attraente dell’attore che lo interpretava nei film svedesi: sono superficiale, mi dispiace!) 😛
    Pensavo di lasciar perdere, invece la tua recensione mi sta convincendo a guardare il remake.
    A proposito di remake, non c’entra nulla ma sono curiosa: se l’hai visto cosa ne pensi di Morse, remake americano dello svedese Lasciami Entrare (che mi è piaciuto tantissimo) ?

  10. Premetto una cosa: non sono un’esperta di nulla e nemmeno voglio spacciarmi x tale:) mi fa semplicemente piacere dire la mia:)
    Ho letto il libro, e mi è piaciuto davvero tantissimo. Mi sono innamorata dei personaggi, soprattutto di Lisbeth ovviamente. Appena finito di leggere volevo assolutamente vedere il film e mi sono trovata davanti alla scelta: quale guardare?l’istinto e’ stato di guardare il primo per poi poter vedere anche i due seguiti ma poi ho guardato gli interpreti e mi sono resa conto che non rispecchiavano per niente l’idea ce mi ero fatta di loro leggendo. Ci sono rimasta male. Ho guardato com’era la Lisbeth americana e … Cavolo era anche meglio di Come me l’aspettavo. Perfetta . Allora spinta da questo incoraggiamento, ho guardato la versione americana e ne sono rimasta pienamente soddisfatta in tutto e x tutto! Certo i paragoni con la vicenda del libro sono inutili ma ciò vale per qualunque film tratto da un’opera letteraria !
    Comunque sono più che decisa a guardare anche il film svedese perché quando una storia mi piace , amo anche vederne le varie interpretazioni, non c’entra se so già cosa succede o Come finisce…allora potrò tirare le somme e dare un giudizio oggettivo, ma purtroppo per me Lisbeth rimangono viso ed espressione di rooney Mara:)

Scrivi una risposta a faunita Cancella risposta